È difficile fissare la data di nascita del pizzo (o merletto, o trina). Di sicuro, però, abbiamo la certezza che comparve per la prima volta tra ‘400 e ‘500. Dove? A Venezia, la città dove trovò più terreno fertile in assoluto. Successivamente, più o meno a partire dal 1600, iniziò a diffondersi anche in Francia, Inghilterra, Spagna, Svizzera e nelle Fiandre.
Nonostante ciò, i primi riferimenti alla parola “pizzo” apparvero in testi in lingua inglese nel XVII secolo e vi sono molte testimonianze pittoriche della sua diffusione a già partire dalla fine del XV secolo.
Inizialmente era realizzato interamente a mano in ambito domestico o conventuale, fino a che le richieste si fecero sempre più numerose e pressanti. Nacque, dunque, la figura della merlettaia.
Fu, però, nell’800 in Inghilterra che si affinarono le tecniche di lavorazione: con la rivoluzione industriale iniziarono a essere prodotti i primi tessuti a macchina, ma fu nel 1809 che John Heathcoat inventò delle macchine speciali e iniziò la lavorazione dei famosi Dentelle de Calais Leavers. Sinonimo di grande eleganza, al punto che Napoleone lo rese obbligatorio nell’abbigliamento di corte, il pizzo, detto anche trina o merletto, si diffuse rapidamente anche presso le corti di tutto il mondo. Indimenticabili gli abiti da sposa di Grace Kelly, Lady Diana e Kate Middleton.
Nel Novecento, è diventato sempre più raro l’uso dei costosi pizzi e merletti realizzati a mano, mentre si sono diffusi sempre di più quelli eseguiti a macchina.