La nascita del made in Italy e le sorelle Fontana.

Foto – Rivisitazione capo sorelle Fontana a cura di Claudio Paganini

Zoe, Micol e Giovanna i nomi che portarono alla ribalta il made in Italy nel mondo.
Correva l’anno 1951 quando, il 12 Febbraio, Giovanni Battista Giorgini invita le tre sorelle alla storica sfilata “First Italian High Fashion Show” presso la sua villa privata Torrigiani alla presenza di sei grandi compratori americani; il loro stile, ispirato a una linea quasi rinascimentale caratterizzata da corpetti stretti e gonne morbide e molto ampie, create con abbondanza di tessuto di alta qualità conquista il mondo.

Le Fontana hanno un’ottima intuizione con le “mannequins de société”: introducendo l’uso di far notare le proprie creazioni facendo indossare i modelli della casa di moda a signore molto in vista, in occasione di ricevimenti mondani.

Già nel 1949 vengono richieste dall’attrice americana Linda Christian per farsi confezionare l’abito da sposa, in occasione delle sue nozze a Roma con l’attore Tyrone Power. Le foto dell’abito, costato 700.000 lire, appaiono in esclusiva sulla rivista Life e per l’atelier è la consacrazione di una celebrità destinata a durare per un ventennio.

Nate a Traversetolo, comune della provincia di Parma, iniziano il mestiere dalla sartoria materna e nel 1943, a Roma, si mettano in proprio in un laboratorio costruito su una palazzina di tre piani.

La loro produzione sartoriale di alta moda si lega indissolubilmente al mondo del cinema e del jet-set che lo interpreta rendendolo il simbolo della moda italiana nel mondo; la nota attrice di Hollywood Myrna Loy, Gina Lollobrigida, Sofia Loren, Liz Taylor, Audrey Hepburn, Grace Kelly e Ava Gardner vestono Le sorelle Fontana, nonché le first ladies quali Truman, Kennedy ed Eisenhower.

Questi sono gli anni del grande boom economico che trasformano le tre sorelle da produttrici di alta moda a produttrici di prêt-à-porter che nel 1966 è inaugurato lo stabilimento di Cecchina, nei pressi di Roma, che dà lavoro a 300 dipendenti.

“Io credo che noi italiani non sappiamo dare il valore che abbiamo nelle nostre mani, che il valore dell’artigianato italiano è unico”, afferma Micol Fontana in una intervista del 2008, ad insegnare che la moda non si fa con la matita ma con l’artigianato, il taglio e cucito testimoniando così che il lavoro se fatto con dedizione restituisce più di quanto dato.

La prima macchina da cucire di successo: luogo e data di nascita

la prima macchina da cucire di successo nacque nel 1830 in Francia per mezzo di Barthèlemy Thimonnier, un sarto francese. Barthèlemy Thimonnier creò le prime 80 macchine da cucire che vennero distrutte dalle sarte perché avevano paura di perdere il lavoro, visto che queste macchine facevano il punto a catenella sei volte più veloce rispetto alla cucitura a mano.
successivamente Thimonnier prese un brevetto dal governo francese per la sua nuova creazione, Thimonnier riuscì ad aprire il primo impianto tessile per la produzione automatizzata dell’abbigliamento, impiegata inizialmente per creare forniture militari per l’esercito francese. Ci fu un miglioramento sulle macchine da cucire create da Walter Hunt, un inventore statunitense, egli però non fece brevettare la macchina che creò perché perse interesse della sua creazione. Hunt fece la prima macchina a punto annodato nel 1832.Produsse la prima macchina da cucire pratica e fu il primo a vendere delle macchine da cucire commerciali, egli apri anche un’azienda d’abbigliamento. In Italia le prime macchine da cucire hanno fatto la loro comparsa nel 1877 con l’industria filotecnica Salmoiraghi

L’evoluzione dalla macchina da cucire alla macchina da cucire elettrica

L’uso della macchina da cucire è cresciuto a dismisura e si è adattato alle evoluzioni e innovazioni tecnologiche. Oggigiorno, questi dispositivi sono estremamente comuni e vi permettono di lavorare con qualsiasi tipo di tessuto: cuoio, stoffa, jeans ecc. mentre una volta le macchine da cucire erano di grandi dimensioni ed accessibili a pochi, i moderni modelli domestici hanno dimensioni contenute e possono essere utilizzate in qualsiasi abitazione. All’inizio tutte le macchine da cucire erano molto più manuali invece ora le macchine fanno quasi tutto da sole. Prima dello sviluppo della macchina da cucire o di quello che ne è diventato il primo prototipo, una persona che la cuceva era un tipo di azione che era possibile solo manualmente, cercando di fare in modo che la produzione di qualsiasi tipo di abbigliamento fosse un po’ lenta perché ogni cucitura doveva essere al suo posto. Innanzitutto, bisogna distinguere tra macchine meccaniche che c’erano all’inizio e quelle elettriche delle ultime generazioni. le prime sono più classiche, essenziali e semplici, che devono essere regolate tramite una manopolina. Al contrario, le seconde sono più moderne, veloci, e sono dotate di un gran numero di programmi preimpostati che faciliteranno il vostro compito.

Il pizzo

È difficile fissare la data di nascita del pizzo (o merletto, o trina). Di sicuro, però, abbiamo la certezza che comparve per la prima volta tra ‘400 e ‘500. Dove? A Venezia, la città dove trovò più terreno fertile in assoluto. Successivamente, più o meno a partire dal 1600, iniziò a diffondersi anche in Francia, Inghilterra, Spagna, Svizzera e nelle Fiandre.
Nonostante ciò, i primi riferimenti alla parola “pizzo” apparvero in testi in lingua inglese nel XVII secolo e vi sono molte testimonianze pittoriche della sua diffusione a già partire dalla fine del XV secolo.
Inizialmente era realizzato interamente a mano in ambito domestico o conventuale, fino a che le richieste si fecero sempre più numerose e pressanti. Nacque, dunque, la figura della merlettaia.
Fu, però, nell’800 in Inghilterra che si affinarono le tecniche di lavorazione: con la rivoluzione industriale iniziarono a essere prodotti i primi tessuti a macchina, ma fu nel 1809 che John Heathcoat inventò delle macchine speciali e iniziò la lavorazione dei famosi Dentelle de Calais Leavers. Sinonimo di grande eleganza, al punto che Napoleone lo rese obbligatorio nell’abbigliamento di corte, il pizzo, detto anche trina o merletto, si diffuse rapidamente anche presso le corti di tutto il mondo. Indimenticabili gli abiti da sposa di Grace Kelly, Lady Diana e Kate Middleton.
Nel Novecento, è diventato sempre più raro l’uso dei costosi pizzi e merletti realizzati a mano, mentre si sono diffusi sempre di più quelli eseguiti a macchina.

Popeline

Il popeline è un tessuto resistente che possiamo trovare in lana, seta o soprattutto in cotone, fresco e di qualità.
E’ noto per le sue straordinarie caratteristiche e la sua versatilità e inoltre, reso pregiato ed elegante da una lavorazione particolare che dà vita ad un’ armatura a tela con i fili dell’ ordito più sottili e di numero doppio rispetto a quelli della trama così da creare delle righe precise e verticali.
Altre caratteristiche del Popeline sono, i filati molto sottili e compatti e il filo liscio e lucente grazie alla mercerizzazione.
Il nome popeline ha origine da “papalina” un tessuto chiamato così perché prodotto ad Avignone in Francia, nel XIV secolo, dove risiedeva il Papa.
In origine il Popeline era di cotone, seta o lana pesanti ed era utilizzato per l’abbigliamento invernale e unicamente dal Papa, in quanto stoffa pregiata e funzionale.
Il Popeline viene utilizzato soprattutto in primavera e estate e la sua straordinaria versatilità fa si che venga utilizzato anche nella produzione dell’ intimo maschile poiché viene adoperata una fibra naturale che a contatto con la pelle, dona freschezza.

Color Pantone Very Peri 2022

L’Istituto Pantone ha deciso che la tonalità per il nuovo anno sarà il Very Peri, codice colore PANTONE 17-3938.
Pantone ha voluto precisare che questo colore é stato scelto mostrando una spensierata sicurezza e un’audace curiosità che anima il nostro spirito creativo, il curioso e intrigante PANTONE 17-3938 Very Peri ci aiuta ad abbracciare questo alterato panorama di possibilità, aprendoci a una nuova visione mentre riscriviamo le nostre vite.
PANTONE 17-3938 Very Peri pone il futuro davanti a una nuova luce.

(Questo è il colore in questione)

Fotografia

Se dovessi pensare a quando risale il primo principio di concetto di fotografia, a che epoca la collocheresti? 1800? 1700? E se vi dicessi che bisogna andare ancora più indietro? Ebbe, parliamo di un’idea di fotografia addirittura nel V secolo a.c.!!! Il filosofo cinese Mo-ti, in un’opera riassumente il suo pensiero, fece riferimento al principio della camera oscura, parlando di “un luogo di raccolta”, di una “stanza del tesoro sotto chiave”, a proposito di un’immagine capovolta formatasi su di una parete di una stanza buia a causa dei raggi del sole passati attraverso un foro posto nella parete di fronte. Ma cosa è quindi una camera oscura? Chi ha coniato questa definizione? Il termine  fu coniato da Giovanni Keplero  indicando un ambiente buio dalle differenti dimensioni (poteva essere una scatola o anche una stanza), in cui, su una parete, era praticato un foro stenopeico . Attraverso il foro stenopeico i raggi luminosi provenienti da oggetti esterni si incrociano proiettando sulla parete opposta un’immagine capovolta degli stessi oggetti. Tanto più piccolo è il foro stenopeico tanto più nitida è l’immagine proiettata, il tutto però a scapito della luminosità (che al contrario aumenta con l’aumentare della luce). bisogna dire che la camera oscura ebbe anche un ulteriore campo di applicazione: la pittura. Tantissimi pittori infatti usarono la camera oscura per riprodurre fedelmente i paesaggi proiettati sulla tela tramite il foro stenopeico, tra cui anche nomi altisonanti quali il Canaletto, Raffaello e …Caravaggio! Il Mondo della fotografia è un mondo vasto, pieno di storia ,curiosità  e informazioni! Per approfondire, vieni a trovarci in sede in via Papa Giovanni XXIII!

Il tessuto

Il tessuto ha un dritto e un rovescio: nel diritto solitamente vengono stampate delle fantasie e l’altra, il rovescio, è più opaca. Ci sono dei tessuti invece che non hanno un dritto e un rovescio e possono essere usate indistintamente da ambo i lati. Per riconoscere il dritto, comunque bisogna sempre guardare la cimosa, dove le case produttrici, stampano il nome della fibra che lo compone  o il marchio della ditta stessa. Inoltre ci sono tipi di tessuti, che presentano della peluria, altri che hanno delle stampe con un verso oppure, tessuti con armature specifiche.

Il Gabardine, un tessuto dal carattere deciso

Il tessuto gabardine può essere considerato oggi un tessuto da intenditori. La particolare bellezza di questa stoffa si rivela in modo totale solo dopo la completa realizzazione del capo.

Molto adatto per le mezze stagioni, il gabardine è perfetto per chi desidera un capo raffinato, delicato nei colori, signorile, dall’eleganza innata e dal forte carattere.

Tecnicamente si tratta di un filato pettinato di medio peso e mano asciutta in tinta unita con armatura a Batavia, con dominante d’ordito, molto chiuso e compatto e caratterizzato da una particolare rigatura diagonale. È un tessuto relativamente impermeabile all’aria e all’acqua.

Più sono sottili le coste più si è di fronte ad un tessuto gabardine di qualità.

Solitamente il gabardine è in lana pettina, ma si trova sempre più spesso anche in cotone. È un tessuto che racchiude in sé eleganza e grandissima resistenza, particolarmente adatto a tagli di sartoria. Tuttavia, proprio le sue particolari caratteristiche di grande resistenza ed alle sue naturali insidie dovute alla sua compattezza lo rendono uno dei tessuti più difficili da lavorare per sarti poco esperti.

Funziona al meglio con abiti su misura che hanno linee pulite e semplici vista la trama molto fitta. La semplicità delle linee permette di dare massimo risalto a questo tessuto molto originale e dalla piacevole rigatura diagonale. Il gabardine è utilizzato per pantaloni, giacche, abiti per uomo e donna, uniformi, cappotti e trench.

Le radici della nascita di questo tessuto vanno ricercate già in epoca rinascimentale quando un tessuto molto simile veniva utilizzato per confezionare mantelli e tute da lavoro. Il nome, attualmente utilizzato per designare il tessuto, un tempo nella Francia rinascimentale veniva utilizzato per designare un particolare mantello di lana.

Il tessuto gabardine è stato reso celebre da attori come Humphrey Bogart che indossavano l’intramontabile trench in gabardine.